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giovedì 8 gennaio 2009

IL LIBRO

Ciao a tutti e buon 2009!
Apro il nuovo anno con una iniziativa cui dedicavo già da un pò il pensiero, e che prende ora forma concreta grazie al Blog e alle infinite opportunità del Web!
Proporrò settimanalmente, a chi avrà piacere di seguire questi piccoli consigli, la lettura di un romanzo.
Che sia speciale per il messaggio che contiene, per il suo pregio artistico, per la posizione che occupa nello scenario della letteratura, anche quella meno nota, si tratterà sempre di un libro che ha segnato con maggiore o minor forza alcune tappe della mia vita, che ha avuto parte essenziale nella costruzione della mia personalità, nella formazione della mia sensibilità letteraria e nell'accendere nel mio cuore il sacro fuoco della scrittura

I puntata

Il Mondo Estremo - Cristoph Ransamayr

Una copertina che non è fra le mie preferite...quella della Leonardo era molto più suggestiva!

Romanzo attualmente edito da Feltrinelli, ma pubblicato nel 1995 da Leonardo International, nella versione da me letta.
Christoph, classe 1954, è laureato in Filosofia ed Etnologia, e la sua formidabile passione per Ovidio emerge da questo romanzo, da questo amore nato e alimentato.
La trama, semplice nell'intreccio, narra la storia di Cotta, amico di Ovidio, trasportato dal desiderio di cercare e ritrovare l'esiliato poeta, che giunge nella sperduta Tomi, definita fra le pagine, con parole e descrizioni, la "città ferrigna".
Atmosfere a tratti "rugginose", a tratti incantate, a tratti angoscianti, a tratti salmastre, si alternano in questa storia narrata con una prosa sublime, tendente al poetico, astratta e insieme fortemente abbarbicata al mondo reale, a quella materia che ha in sè molto della poesia.
A colpirmi l'intrecciarsi delle situazione, in completo anacronismo fra loro eppure talmente adatte all'incastro da non destare sorpresa o smarrimento. E' stato piacevole appisolarsi e lasciarsi cullare dal passaggio lento e mai incolore da un episodio all'altro, dai fluttuanti stati d'animo dei personaggi, in una perenne Metamorfosi (a declamare ancora Ovidio) al cui interno l'unico reale protagonista è l'esilio, non solo del poeta, ma di ciascuno.
Un libro accattivante, forse non troppo leggero, ma che ho trovato squisito e raffinato, che mi ha coinvolta animo e mente, e che rileggerei altre mille volte.
Per chi frequenta il blog: è chiaro quanto io ami questo autore, come si nota dalla citazione posta all'inizio dell'"Eclissi e il dirupo"!
Sto attualmente leggendo, dello stesso autore, La Montagna Volante, che, seppur molto diverso nella trama, ha numerosi e formidabili punti in comune con la storia di Cotta, e di cui, appena chiuso, parlerò presto.

Un breve stralcio dall'Introduzione del Mondo Estremo:
I. Un uragano, era uno stormo d’uccelli alto nella notte; uno stormo bianco, che si avvicinava frusciante e d’improvviso si abbreviava nella cresta di un’onda immane, ormai a ridosso della nave. Un uragano, erano le grida e i singhiozzi nel buio sottocoperta e l’acre odore del vomito. Era un cane, reso folle dai cavalloni, che dilaniò i tendini di un marinaio. Sopra la ferita si rimarginò la spuma. Un uragano, era il viaggio verso Tomi.
Sebbene anche durante il giorno e in molti punti della nave, sempre più discosti, tentasse di scampare al suo affanno rifugiandosi nello stordimento o almeno in un sogno, sull’Egeo Cotta non riuscì a prendere sonno, e neppure in seguito sul Mar Nero. Ogniqualvolta la spossatezza lo induceva a sperare si calcava la cera nelle orecchie, si avvolgeva una sciarpa di lana azzurra davanti agli occhi, si metteva sdraiato e contava i suoi respiri. Ma la risacca lo sollevava, sollevava la nave, sollevava il mondo intero oltre la schiuma salata della scia, ancora più in alto, teneva per un attimo tutto in equilibrio e faceva poi precipitare il mondo, la nave e quell’uomo sfinito in una valle di flutti, nella veglia e nella paura. Nessuno dormiva.

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