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martedì 23 dicembre 2008

L'eclissi e il dirupo II


Ecco una seconda parte del racconto.
Sebbene in molti mi abbiano chiesto di pubblicarlo tutto in una sola volta non mi è possibile, trattandosi di 10 pagg, il che riempirebbe troppo spazio nel blog.
Ehi, aspetto presto i vostri giudizi,commenti, opinioni e chi più ne ha più ne metta...



La sera continuavamo a cenare insieme ma sempre in silenzio e spesso, al rumore delle posate contro il piatto, del vino sciabordante nel bicchiere, della caffettiera che fischiava sul fuoco azzurrognolo, si mescolava quello gaio, improvviso e talmente fuori luogo fra quelle pareti immerse in un crepuscolo perenne, del telefonino che illuminandosi faceva vibrare il tavolo e oscillare l’orlo della tovaglia. Gap lo afferrava, il più delle volte facendolo smettere di suonare.
Altre volte rispondeva: “Pronto?” oppure “Sì!” oppure “Dimmi!” oppure “Ciao”; di tanto in tanto parlando giocherellava con la forchetta, o si alzava in piedi e cominciava a togliere la roba dal tavolo, o si passava concitato la mano nei capelli attorcigliandoli sul dito; a volte passeggiava per la stanza a ritmo rapido percorrendo centinaia di volte la cucina e girando su se stesso e maggiore era il numero di giri quanto più lunga la telefonata ed erano tanto più veloci quanto più si agitava e più correva più la sua voce aumentava di volume…
In una di quelle sere rovesciai per errore l’acqua sul pavimento. Avvertivo dalla pesantezza dell’aria, dal suo modo lento e fremente di masticare, che qualcosa non andava ancora e lo rendeva inquieto, nervoso, e avrei voluto che mi parlasse.
Qualche anno prima si era presentato a casa su di giri, cantando e saltellando: “Oggi è stato un giorno speciale”, e poi avevamo bevuto insieme. Non avevo mai assaggiato il vino, ma Gap, già un po’ brillo, insisteva perché ne assaggiassi un goccio; mi pervase una sorta di bizzarro stordimento, per non parlare del singhiozzo durante la notte. Avrei voluto riprovare quell’emozione; avrei voluto che mi confidasse i suoi pensieri. L’acqua rovesciata sul pavimento era l’ultima delle cose ragionevoli che avrei potuto fare e la pozza che si formò, dai contorni tondeggianti e rialzati che andavano espandendosi mutando forma, da cerchio a uovo fino a chioma d’albero e arrestandosi infine su un enorme pesce trasparente steso sulle mattonelle, doveva aver scosso qualcuno dei suoi nervi sensibili.
Urlava, come quando al telefono gli sentii dire: “Non mi interessa. Non c’è niente che possano fare per lei…l’hanno praticamente uccisa. Lo sapevo che sarebbe finita così…” ma questa volta non piangeva, e non riuscivo a distinguere le sue parole mescolate al rumore degli oggetti che colpiva e rovesciava giù dai ripiani.
Raccolse alcuni fogli assorbenti e li adagiò sul pesce d’acqua: i due elementi si fusero immediatamente e i fogli bianchi e morbidi furono di colpo grigi e sottili aderendo al colore ferrigno del linoleum bagnato.
Li lasciò lì e continuò a strepitare, verso di me ma non solo. Forse verso tutto ciò che lo circondava. Raccolse un bicchiere dal tavolo: “E togliti dai piedi” mi sbraitò contro e gettò quel pezzo di vetro cilindrico proprio nella mia direzione: il cilindro si frantumò in pezzettini lucenti che andarono a rimbalzare sull’intreccio di fogli e pavimento. Quel frastuono argentino mi spaventò e cominciai a tremare in attesa che Gap mi abbracciasse e mi parlasse con dolcezza e me ne rimasi lì ad aspettare che la luce del sole facesse evaporare il pesce, che la carta assorbente si indurisse asciugandosi… e piansi, con un gemito sommesso mai udito.
Piansi a lungo attendendo che qualcosa cambiasse. Qualcosa, eccetto i pezzetti di vetro che a differenza dell’acqua e della carta erano immutabili e sarebbero rimasti, a patto di non essere spazzati via.

lunedì 22 dicembre 2008

L'eclissi e il dirupo

Ciao a tutti!
Sono reduce da una bella vittoria appena conseguita: proprio ieri a Cassina de'Pecchi (Mi), si è svolta la cerimonia finale del Premio Letterario Internazionale Naviglio Martesana, di cui sono risultata vincitrice per la sezione Narrativa.
Posto qui di seguito un breve stralcio del racconto che mi ha regalato questa vittoria: "L'eclissi e il dirupo", ed essendo un pò lunghetto per un unico post, conto di riuscire a postarlo, a tappe, per intero!
Ricevere un premio per ciò che si ama fare, per ciò che si fa con naturalezza e passione, è una emozione eccezionale e indescrivibile.

Piccola chicca: alla cerimonia era presente, ospite inaspettato, il mitico Colonello Giuliacci, quello di Meteo5 per intenderci (chi non lo conosce??????), con il quale ho fatto anche una foto!
Ecco di seguito una prima parte.

Ma questa calma non era un conforto;

era soltanto la tragica fine…

Christoph Ransmayr

Il quotidiano tran tran, calmo e sano, era il mio conforto e gettava luce fra le dune qualche volta deserte del mio cuore.

La sera mi accorgevo del suo rientro a casa dal tintinnio metallico delle chiavi che oscillando cozzavano contro il ciondolo smaltato a forma di rana. Il suono giungeva fin dal pianerottolo e mi catapultavo verso la porta ad accoglierlo e riempirlo di baci, lottando forsennatamente contro i suoi maldestri tentativi di levarsi la giacca, appenderla al gancio, disfarsi della borsa e altre cose incomprensibili.

Dopo cena ci accoccolavamo sul divano, sommersi dai cuscini con le frange mangiucchiate a guardare la tv e Gap fumava, sgranocchiando cioccolatini dall’incarto rumoroso.

Danne uno anche a me, sembrano buoni!

“Non è roba per te, dormi!”

Mi addormentavo quasi sempre prima di lui con il sottofondo della voce sconosciuta che si irradiava dal quadrato luminoso di fronte a noi e nel suo odore di tabacco mescolato a quello dolciastro del pigiama.

Da alcuni giorni però Gap era cambiato e qualche solco andava scavandosi fra le dune nel mio cuore, sconvolte da una brezza forse malsana, forse appena insidiata da un germe debole e solitario…non avrei saputo dirlo.

Le chiavi dondolavano come al solito sfiorando la rana smaltata verde acido, ma erano credo i miei baci ad avere un che di fastidioso per lui che si era scostato cacciandomi via con un gesto volante della mano, quasi ignorandomi e dedicando molta più cura, silenziosa, alla giacca appesa e alla sua immagine riflessa nello specchio; quell’immagine un tempo piacevole, disarmonica ora che la scomparsa del sorriso aveva prodotto quella nota stonata in disaccordo con noi, quella nota preoccupante; da un po’ la sua barba era lunga e ispida e i suoi occhi cerchiati da un orlo nero come due lune eclissate nel cielo.

Ho visto anch’io un’eclissi una volta.

Insieme a Gap e a tutti i suoi amici ce ne andammo fuori città, sulle colline, a starcene con i musi curiosi all’insù finché il globo bianco sospeso nella notte non si fosse oscurato, dapprima adagio e solo sui bordi, poi del tutto. C’era una discesa ai nostri piedi e avrei voluto gettarmici a capofitto, correre e farmi inseguire come in un gioco, accettando di scivolare e cadere pur di dare fondo all’eccitazione.

Ma Gap mi trattenne.

Ricordo che sentii il tocco della sua mano sulla mia spalla, e disse: “Vedi ? Quell’ombra che copre la luna siamo noi. E’ come se ci guardassimo allo specchio.”

La gioia e l’emozione mi davano il batticuore e una trepidazione speciale nel condividere quell’istante, nell’avvertire quel senso di intimità con colui che amavo al mio fianco, pur senza comprendere. Nel riflesso scuro sulla luna era impossibile riconoscere i nostri contorni, ma in quell’indistinta oscurità potevo scorgere profili sorridenti e mescolati.

L’immagine che ora lo specchio nell’ingresso rimandava di Gap e del suo volto deformato da chissà cosa, per quanto nitida e precisa, non mi dava gioia né trepidazione; non c’ero io al suo fianco, e pensai a quanto più belli, per quanto bui, fossero i visi indistinti rimandati dall’eclissi.




giovedì 18 dicembre 2008

Note banali.

IMPRENDITORE SCOMPARSO: E' RIENTRATO A CASA AD ALTAMURA

http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/IMPRENDITORE-SCOMPARSO-E-RIENTRATO-A-CASA-AD-ALTAMURA/news-dettaglio/3461618

Sorvolando sulle motivazioni intrinseche alla battaglia personale del protagonista dell'enunciato posto in testa a questo post (scusate la quadrupla allitterazione...mmhh, a qualcuno potrebbe piacere!), vorrei soffermarmi, brevemente, sul concetto che la vicenda ha suscitato nella mirtestolina: il primo pensiero che ha attraversato la mia mente nell'ascoltare questa sera l'intervista dell'imprenditore trasmessa dai Tg, dopo averne sentito parlare nei giorni precedenti, e dopo aver visto una servizio su di lui circa un mese fa, è stato: Quest'uomo è un mito.
In un secondo momento molti altri pensieri, alcuni dei quali discordanti mi hanno sorpresa:
è giusto non far sapere nulla di sè alla propria famiglia?
è giusto condurre una lotta in cui anche altre persone, che si amano, rischiano?
è giusto combattere sempre e comunque?
Eppure, alla fine di questi ragionamenti, una consapevolezza prende forma: è d'obbligo ammirare chi agisce come noi non avremmo mai il coraggio di fare!
E' così difficile condurre una lotta che appare come persa in partenza...eppure c'è chi lo fa.
E quest'uomo, nel suo piccolo o nel suo grande (non saprei), secondo un metodo giusto o errato lo sta facendo!
Ma soprattutto, domanda retorica che uso per concludere con una nota che non può essere polemica, ma che è, semmai, banale: lo Stato, in tutto questo, dov'è?

mercoledì 17 dicembre 2008

E' vita?

Udine, 17 dicembre 2008 - "Il decreto non ha bisogno di alcuna ulteriore certificazione di esecutivita’ perche’ la legge dice che tutte le volte che un provvedimento giudiziario non e’ piu’ soggetto a impugnazione diventa definitivamente esecutivo’’.

Appena un mese fa (14 novembre) postavo il mio commento alla straziante vicenda di Eluana!
A distanza di così pochi giorni il tempo per ripensare a quel che si è detto e rielaborare la vicenda è insufficiente.
Insufficiente ad accettare quell' ombra malsana, seminascosta dietro un drammatico sipario, beffardo e perfido, dell'eventualità che il cammino terreno di una vita stroncata non possa ancora concludersi.
Una semi vita costretta ancora a trascinarsi catene di inutili tentativi, di accanimenti che non oso giudicare insensati, ma che l'umana pietà ma induce a ritenere tali.
La chiave di volta è racchiusa nelle tre righe in rosso.
La chiave che forse donerà a Eluana e a chi la ama un granello di pace.
Molte parole sono state dette, forse troppe...Eppure, oggi come oggi, nonostante i numerosi pareri contrari che vedono nell'interruzione delle cure ad Eluana una negazione del suo diritto alla vita, non riesco ancora ad accettare che una vita possa svolgersi così, e mi chiedo ancora, e questa domanda rimbomba nella mia mente ancora e ancora: E' vita?
E ribadisco, come già detto, la mia ferma convinzione che l'uomo debba, giunto dinanzi a determinate verità, accettare il proprio umano limite; ciò che rende tale l'uomo!

giovedì 4 dicembre 2008

Nuova Presentazione


Ciao a tutti....
tutti...che parolona!
Il blog per ora è semideserto, ma si auspica che l'affluenza aumenti.
Scrivo per i posteri.

Ricordo, a chi passerà di qui per caso o desiderio, che sabato 6 dicembre, ore 18, presso la Biblioteca Comunale di Vibo Valentia, si terrà la Presentazione del mio romanzo: "Gli uomini che cadono".

Aspetto chiunque voglia partecipare....

giovedì 27 novembre 2008

Se non ti esplode dentro...

Posto questa bellissima poesia che ho incontrato sul blog dello scrittore Glauco Silvestri, e in cui mi sono straordinariamente riconosciuta.

E così vorresti fare lo scrittore?

Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per
fama,
non farlo.
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e pretenzioso, non farti consumare dall’auto-compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuer
à
finché tu morirai o morirà in
te.
non c’è altro modo.
e non c’è mai stato.

Charles Bukowski

martedì 25 novembre 2008

Il colpevole!



Questa mattina facendo colazione ero sintonizzata come sempre sul TG5 e sulla solita rassegna stampa.
In primo piano naturalmente la terribile vicenda di Rivoli! Commenti, inchieste, ripetitivi e già visti scarica-barile....
In mezzo al resto spiccava sulla prima pagina di uno degli svariati quotidiani in vetrina il titolo a caratteri che definire cubitali sminuirebbe la loro dimensione: IL COLPEVOLE.
Ci si gloria, a soli due giorni dalla vicenda, di aver individuato colpe e giuste cause.
Non mi indigno per il desiderio di voler andare a fondo in questa vicenda, in cui un ragazzo ha perso la vita,un altro, forse, l'uso delle gambe e molti altri hanno ottenuto un ricordo indelebile di dolore impresso a fuoco.
Ciò che mi passa addosso come un rasoio è la smodata propaganda giornalistica mirata ad addossare infine, e con buona pace di molti, la colpa a "qualcuno".
Questo qualcuno può essere chiunque; e non è criterio vincolante una sua appartenenza al genere animato!
Che sia una persona o un'istituzione ha poca importanza. Quel che conta davvero è che un colpevole vi sia, da giustiziare e appendere metaforicamente a una forca che non c'è! Nominare il colpevole designato equivale a espiare, nominare un colpevole (che sia reale o fittizio poco importa) equivale forse a rimarginare il tutto, designare un colpevole è la prassi, e, come in una tragedia greca, il suo avvento, o la sua offerta su un vassoio d'argento, equivale alla comparsa del deus ex machina che ripristinerà l'ordine metodico delle cose...
Non c'è dibattito moderato, intellettualmente onesto, che si proponga di scavare a fondo nella vicenda (o probabilmente c'è, ma è affossato e guai a farlo emergere); c'è un sordido desiderio di riportare un equilibrio inesistente, e di scagliare la prima pietra, nonchè l'ultima, contro un colpevole immaginario e forse creato a tavolino, che , solo, pur nella sua inconsistenza, assuma funzione catartica, offrendoci la sicurezza, ancora più impalpabile del: "Qualcuno pagherà, ora è tutto a posto!"

sabato 22 novembre 2008

Un genio del male!!!!!!

LONDRA—Sorrideva e salutava tutti educatamente quando entrava in biblioteca. Alla British Library di Londra e alla Bodleian di Oxford lo conoscevano tutti quello studioso gentile, il signor Farhad Hakimzadeh, nato in Iran ma diventato americano quando era fuggito di fronte alla rivoluzione khomeinista, milionario con la passione per la storia. Per otto anni aveva frequentato i due istituti, consultando centinaia di libri rari, alcuni antichi di quattro secoli. Il suo campo di ricerca era concentrato sui testi e le mappe dei grandi viaggi degli esploratori europei attraverso Mesopotamia, Persia, Cina e l’impero Mogul. Colto, ricco, dedicato agli studi tanto da rubare tempo agli affari. Tanto dedicato da rubare anche le pagine dei libri che consultava in sala lettura, dopo essersi infilato i guanti bianchi per non consumarli. E magari anche per non lasciare le impronte digitali, chissà. Uno alla volta, Hakimzadeh ha mutilato 150 testi, staccando pagine e mappe con un bisturi «con la precisione di un chirurgo», dicono ora.

L'articolo continua...

Il personaggio è laureato ad Harvard e al MIT!
Davvero, non so se ammirarlo per la sua genialità nel non farsi "sgamare" o se condannarlo per l'immane danno al patrimonio culturale che ha consapevolmente arrecato....


Il link è http://www.corriere.it/rss/cronache.xml

venerdì 21 novembre 2008

La solitudine di questo blog...

Buongiorno...
ho gli occhietti semichiusi e aspiro ad un proficuo e meritato riposo...
Proficuo perchè servirà come punto di partenza per l'avvio di nuove attività, mi auguro producenti!
Certo, è un pò triste e demotivante scrivere su un blog a cui nessuno partecipa...
Un pò è anche colpa mia che non lo pubblicizzo abbastanza.
Ultimamente i numerosi impegni mi hanno tenuta piuttosto lontana dalle attività forse più amene ma promettenti...Mi rifarò????

Ci sono una serie di personcine cui dovrei tirare le orecchie: Greg, dove sei finito?
Se non lo visiti tu, come posso sperare che altri...? Mah...

lunedì 17 novembre 2008

Il caso Sandri non è servito!

Ancora una volta indignata, eccome!

Pedalavo in palestra, lo schermetto posizionato sul TG5, dinanzi alle improponibili immagini di tifosi (della Lazio e di non so quale altra squadra) che, probabilmente nel nome e in ricordo di Gabriele Sandri, se le davano di santa ragione ( se vogliamo usare un banalissimo e straconsunto eufemismo)…dagli spalti volava di tutto; volti coperti, bastonate, calci, pugni…

e ancora una volta penso a quanto l’uomo non riesca a cambiare, e non si sforzi per farlo; e mi indigno ancor di più pensando ai motivi per cui quella gente si aggrediva e lottava: la sopravvivenza, la dignità, la libertà?

Cause che potrei appoggiare…in questo caso giustificherei anche la ricchezza personale come causa della lotta.

Ma perché ridursi così in nome del calcio? Uno pseudo –sport in cui a vincere è solo il business del denaro?

Denaro che non entra, fatalità, nelle tasche di chi si massacra sugli spalti!

Tutto questo ad un anno dalla morte del tifoso Gabriele…quando ipocritamente si andava in giro con il suo sorriso stampato su molte magliette e volavano giudizi e accuse da ogni parte.

Come al solito il mattino dopo si gira pagina, e sul foglio bianco si riscrivono gli stessi eventi del giorno prima.

La storia non cambia mai…

domenica 16 novembre 2008

Un link ad un'intervista che rispecchia la mia idea in merito alla vicenda di Eluana.

http://www.corriere.it/cronache/08_novembre_16/vito_mancuso_chiesa_sia_prudente_no_eutanasia_61bc1950-b3c2-11dd-b392-00144f02aabc.shtml

Dal "Monologo di una goccia di pioggia"

La nube più prossima a me si avvicina con rapidità. Attraversarle mi empie di terrore. Da qualche tempo il passaggio è sempre meno indolore; è lancinante. Ardo; il mio essere è stiracchiato; ciò di cui son fatta si dissolve per poi ricomporsi e tutto questo non è senza conseguenze. Se potessi, se possedessi degli occhi, come gli uccelli, verserei lacrime. Non posso fare altro che trattenere il respiro ed attendere che il dolore passi in fretta.

Ultimamente ho perso memoria di ciò che ero un tempo; ho perduto la mia levità. Mi sento pesante e gonfia, come una bolla d’aria che stia per esplodere, fremendo. L’estasi è quasi finita; sempre più spesso avverto angoscia e tristezza. Ho paura. Che stia per concludere il mio soggiorno qui, pronta a deflagrare su me stessa?

Non ricordo come sia nata; potrei essere il risultato del frantumarsi di una particella che, come me, prime di me, giunta al culmine, si sia squarciata.

Che fantasia! In fondo il turgore che avverto è solo la conseguenza del freddo intenso che scorre per il cielo in questo momento. Non c’è di che preoccuparsi; presto tornerò come prima.

E’ solo quella nuvola che mi mette in ansia: sta lì in agguato, finge di fermarsi e poi si riavvicina minacciosa e non posso fuggire, bensì solo attendere che passi di qui e mi ingurgiti, per la tortura che mi aspetta.

Stavolta può darsi che io non soffra. Affronterò a testa alta la nube, e dopo esserne venuta fuori, ritroverò il mio usuale stato.

Vorrei degli occhi, per poterli chiudere; per coprire la vista di lei che mi sovrasta: è esageratamente buia e gonfia, come me; boriosa mi viene addosso e fisso lo sguardo altrove, mentre avverto il risucchio strepitoso che mi conduce al suo interno.

Mi attrae, mi tira, mi rapisce; divengo sempre più piccola mentre trapasso la massa vaporosa; infine sono dentro di lei; eppure è come se fosse il contrario. Da un momento all’altro avrà inizio il dolore…Ma non ancora…

L’orrore mi invade; da quanto tempo sono intrappolata qui? La nube mi ha inghiottita, e ci ero abituata, ma questa volta non posso distinguermi da lei, i nostri esseri si compenetrano. Lei fa parte di me, io di lei. Io sono lei!

Non vi è alcun confine o linea di separazione tra i nostri corpi, e non era mai avvenuto: mi ha fatta sua, vuol condurmi via, chissà dove.

Che fosse vera la storia di cui l’antica nube parlava? Particelle in trappola, non più libere, costrette a sostare tra i suoi vapori, avvinghiate al nulla, incastrate a qualcosa di inconsistente.

Desidero piangere…ma, odo dei suoni.

Provengono dall’alto e dalle profondità; da lontano e da dentro di me. Come un canto confuso e senza posa si spande circondandomi. Ed io stessa emetto tali suoni; per la prima volta una voce esprime i miei pensieri, ed è mesta, piatta e disperata, mista a mille altre, altrettanto patetiche, tutte uguali.

Un concerto indecifrabile viene eseguito; il suo tono è dolente. Le nostre voci ignote, tessute dal vapore che va dilatandosi, si intrecciano, avanzando nel gelido, plumbeo candore della nube, rimoltiplicandosi a migliaia; variando direzione per poi convergere in un punto, il nostro essere teso e vitreo.

Un pianto messo in musica; il canto di esseri privi di forma e volontà, costretti ad annullarsi nel cuore di una nuvola, per divenire nuvole.

Da "Storie di Oggetti Inanimati", ed. Montedit.

venerdì 14 novembre 2008

Eluana.

Imbocca, forse, la strada della conclusione la tristissima vicenda di Eluana Englaro.

Una storia straziante, che mi ha gonfiato il cuore fin da quando la udii per la prima volta.

Una giovane ragazza, poco più che ventenne, la cui vita fu sconvolta da un incidente e spezzata, come un fiore cui vengono recisi tutti i petali da un unico colpo di vento.

Avvenne nel 1993.

2008: Eluana è ancora in coma (non so se si possa scientificamente definire coma)… stato vegetativo all’apparenza irreversibile, perenne. Un barlume fioco, semispento, di quella che fu la sua vita. Ma un barlume artificiale; indotto da cure, macchinari, una sorta di accanimento terapeutico che ormai stento a ritenere di qualche valore.

12.11.2008: un tribunale decide infine, a dispetto di molta opinione pubblica e della Chiesa che vi rema contro, che questo accanimento può cessare.

E’ l’inizio della fine?

Credo sia solo, in fondo, un porsi dinanzi ad un evento che sarebbe dovuto accadere molto e molto tempo fa, e che si è inutilmente rimandato, prolungando le agonie spirituali di parenti, amici e di tutti coloro che amano questa giovane donna.

Sono del parere, e non sempre né per principio la mia opinione contrasta con quella della Chiesa, che ci sia un momento in cui l’uomo deve porsi con coscienza dinanzi ai propri limiti.

Sono del parere che l’uomo ha ricevuto da Dio (per coloro che credono) o sia in possesso per sconosciuti motivi (per chi non crede), di doti, capacità, strumenti, una mente e possibilità che gli consentano di migliorare la qualità della vita e intervenire laddove la sofferenza, la malattia, il dolore, la morte siano in agguato.

Ma questo intervento deve essere positivo.

I doni che abbiamo ricevuto devono consentirci di rendere migliore la nostra vita, affinché sia tale, affinché sia Vita, non vita artificiale.

Sono altresì del parere ( e questo è rivolto a chi crede) che nessuno possa decidere troppo a lungo della vita, dono di Dio, specie della vita altrui. Ma questo deve valere in ogni direzione: non si può togliere la vita, non si può mantenere una vita già spenta per accanimento.

Proprio di 2 giorni fa è la notizia di una giovane ragazza inglese che, molto malata, ha scelto di interrompere le cure, cure gravose e dolorose, cure che la costringevano al dolore continuo, all’impossibilità di godere della propria esistenza, per trascorrere serena gli ultimi mesi nella sua casa, serena, in compagnia di coloro che ama. Questa è una scelta. E l’uomo deve poter scegliere dignitosamente. Vivere dignitosamente. Morire dignitosamente.

giovedì 13 novembre 2008

Non ce la posso fare...

Mi accingo a scrivere dopo ben 3 giorni di assenza completa...
Mea culpa! Non sono granchè attenta alla gestione del blog... L'unico visitatore è stato Greg; ma chi mai potrà bazzicarci se io per prima lo trascuro così?
Non ho tutti i torti però: quest'ultimo periodo è stato zeppo di impegni e lo sarà ancor di più con il passare dei minuti.
Telefona di qua, scrivi di là, contatta questo, contatta questo, organizza di su e di giù... vai al lavoro, ultima la tesi, contatta il prof, contatta l'editore, qualche volta vai in palestra...cerca di trovare un pò di tempo per te (??????!!!!)...
Non ce la posso fare!
O forse sì?
Non è male in fondo avere la mente sempre impegnata; il mio unico cruccio è che non sto trovando un attimo di concentrazione e la situazione ottimale per scrivere. E non scrivo da molti giorni, eccetto questi banali e caduci postsssss...
ora vado, devo telefonare! :-(

lunedì 10 novembre 2008

Sondaggi!!!!


In basso a sinistra troverete due sondaggi...
Per uno dei quali è necessario osservare la foto qui di fianco...
Buon clic!

domenica 9 novembre 2008

Colori...il senso del tempo

L'autunno riempie il mio cuore...

L'emozione di aver scritto...



Sono una scrittrice.
Sogno di dirlo fin dall'età di 6 anni, quando, finalmente alfabetizzata, aprii il primo libro che abbia mai letto: IL FILO D'ORO!
Decisi allora che avrei scritto, scritto, scritto lungo tutta la mia vita..
I miei diari, i quaderni, lo stesso pc, debordano dei miei racconti, delle poesie, delle riflessioni che escono a proflusione dalla mia penna...
Oggi posso pronunciare queste parole: Sono una scrittrice...e una lacrimuccia solca il mio occhione destro...
Ecco i miei libri: Storie di Oggetti Inanimati ed. Montedit(in alto a sinistra...)
Una raccolta di cinque racconti; a parlare sono le cose.
Cosa mai avranno da dire un peluche, una goccia di pioggia, una spada, un libro?
Molto più di quanto ci si aspetti...

E poi: Gli Uomini che cadono (ed. Il Filo), in alto a destra
Il mio primo romanzo.
Una storia corale: sette personaggi, una terra desolata e sconosciuta, ricordi, tentativi, paure, la lotta incessante di ogni uomo...

A disposizione in libreria, su IBS, in internet...
Riferimenti:
Libermente, via del Pellegrino 94, Roma
www.internetbookstore.it
www.ilfiloonline.it
www.montedit.it
www.ilclubdegliautori.it

Sono anche su Facebook!!!!!!!!!!!!!!

E' nato il mio Blllog!

Desidero parlare di parole, parlare di libri, parlare di prove, parlare di tentativi, parlare di vittorie e sconfitte...