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venerdì 14 novembre 2008

Eluana.

Imbocca, forse, la strada della conclusione la tristissima vicenda di Eluana Englaro.

Una storia straziante, che mi ha gonfiato il cuore fin da quando la udii per la prima volta.

Una giovane ragazza, poco più che ventenne, la cui vita fu sconvolta da un incidente e spezzata, come un fiore cui vengono recisi tutti i petali da un unico colpo di vento.

Avvenne nel 1993.

2008: Eluana è ancora in coma (non so se si possa scientificamente definire coma)… stato vegetativo all’apparenza irreversibile, perenne. Un barlume fioco, semispento, di quella che fu la sua vita. Ma un barlume artificiale; indotto da cure, macchinari, una sorta di accanimento terapeutico che ormai stento a ritenere di qualche valore.

12.11.2008: un tribunale decide infine, a dispetto di molta opinione pubblica e della Chiesa che vi rema contro, che questo accanimento può cessare.

E’ l’inizio della fine?

Credo sia solo, in fondo, un porsi dinanzi ad un evento che sarebbe dovuto accadere molto e molto tempo fa, e che si è inutilmente rimandato, prolungando le agonie spirituali di parenti, amici e di tutti coloro che amano questa giovane donna.

Sono del parere, e non sempre né per principio la mia opinione contrasta con quella della Chiesa, che ci sia un momento in cui l’uomo deve porsi con coscienza dinanzi ai propri limiti.

Sono del parere che l’uomo ha ricevuto da Dio (per coloro che credono) o sia in possesso per sconosciuti motivi (per chi non crede), di doti, capacità, strumenti, una mente e possibilità che gli consentano di migliorare la qualità della vita e intervenire laddove la sofferenza, la malattia, il dolore, la morte siano in agguato.

Ma questo intervento deve essere positivo.

I doni che abbiamo ricevuto devono consentirci di rendere migliore la nostra vita, affinché sia tale, affinché sia Vita, non vita artificiale.

Sono altresì del parere ( e questo è rivolto a chi crede) che nessuno possa decidere troppo a lungo della vita, dono di Dio, specie della vita altrui. Ma questo deve valere in ogni direzione: non si può togliere la vita, non si può mantenere una vita già spenta per accanimento.

Proprio di 2 giorni fa è la notizia di una giovane ragazza inglese che, molto malata, ha scelto di interrompere le cure, cure gravose e dolorose, cure che la costringevano al dolore continuo, all’impossibilità di godere della propria esistenza, per trascorrere serena gli ultimi mesi nella sua casa, serena, in compagnia di coloro che ama. Questa è una scelta. E l’uomo deve poter scegliere dignitosamente. Vivere dignitosamente. Morire dignitosamente.

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