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martedì 27 aprile 2010

Squallida Moll - Recensione a "Moll Flanders"

Moll Flanders, Daniel DeFoe, 1722.

Fatica nel giudicare questo libro.
E' molto difficile tenere distaccati i due giudizi: quello sull'opera e sul suo autore e quello sul personaggio di Moll.
Moll: all'inizio ho provato tenerezza per lei. Questa "piccola signora" che temeva di doversi assoggettare a quelle regole scritte per lei da una vita che non le aveva sorriso.
Ma questa tenerezza si è esaurita già dopo le prime 30/40 pagine.
Moll Flanders è un personaggio che mi fa ribrezzo.
Ha avuto fortuna, più di quanta potesse immaginarne e ne meritasse e, nonostante questo, ha proseguito per la cattiva strada da cui non riusciva a discostarsi, appoggiandosi alla patetica scusa della sua situazione disagiata che la aveva indotta a comportarsi così, anche quando ormai di disagiato, patetico e derelitto non c'era proprio più nulla.
Ruba, abbandona i figli senza rimorso, combina matrimoni di favore senza farsi scrupoli e tutto questo sena un reale bisogno, perché la vera necessità, la vera miseria, le ha superate da un pezzo.
E, quel che è peggio, infarcisce il resoconto della sua vita di piccole perle di saggezza da lasciare ai posteri, ponendosi a esempio da non seguire ma continuamente giustificando il proprio agire ingiustificabile.
DeFoe: siamo molto lontani da Robinson Crusoe. E' difficile riuscire a formulare un giudizio sull'autore perché le sue intenzioni non emergono con chiarezza. Non si comprende se abbia voluto tracciare un ritratto di donna per condannarlo o semplicemente delineare alcune cadute umane attribuibili alla miseria.
Qualora il suo intento fosse quello di tratteggiare una protagonista squallida e odiosa (e una vaga sensazione mi lascia pensare che sia così), tanto di cappello, perché ci è riuscito alla perfezione.

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