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venerdì 23 aprile 2010

L'Asino d'Oro.

Ho appena terminato la lettura dell'Asino d'Oro di Apuleio.
Apuleio: scrittore, filosofo, mago e alchimista, vissuto nel II secolo d. C. e provienente da Madaura (Algeria).
Studia a Roma e scrive la sua opera in Latino.
Viene accusato di magia e affronta un processo al termine del quale verrà assolto.
Seguace di Platone, fa sue alcune correnti di pensiero (quali il pitagorismo e l'orfismo) ed è seguace dei Misteri Eleusini.
Pochi tratti per abbozzarne la figura.

L'Asino d'Oro (non anche col titolo Le Metamorfosi) è un libro esilarante.
E' ricco di humour, ironia, descrizioni (è naturalmente necessario leggerlo con la consapevolezza di ritrovarsi nel II secolo).
Passa con facilità da un "fattarello" all'altro, e tutti si distinguono per leggerezza o drammaticità.
Le riflessioni dell'asino-Lucio, che di tanto in tanto si insinuano fra i vari passaggi, regalano alla narrazione quel pizzico di filosofia in pillole che non guasta e non appesantisce.
I personaggi delle donne adultere e vogliose sono eccezionali, così come il profilo che ne delinea la penna di Apuleio.

Una mia personalissima riflessione:
nell'attuale panorama letterario troppo spesso si incappa in memorie romanzate a sfondo sessuale e quasi sempre appannaggio delle donne, che incedono zoppicanti, sciatte e noiosissime se paragonate ai tratteggi di Apuleio.
Mi domando perché, a distanza di quasi duemila anni, tale argomento, che è già stato trattato in tutte le salse e in modo così originale da molti autori più o meno antichi, possa ancora essere considerato trasgressivo e non si sia evoluto; a mio parere si tratta della solita minestra riscaldata che, con il tempo, ha del tutto perso sapore.
E ha perso, soprattutto, quell'ironica leggerezza che dovrebbe contraddistinguere l'argomento.

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