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sabato 4 agosto 2012

Affogato al rye whiskey!

'Il divoratore' di Lorenza Ghinelli

Un modo per farsi beffa del lettore? A qualsiasi categoria esso appartenga.

Il lettore smaliziato non legge questo libro perché attratto dalla copertina, né per il sapiente intervento di Valerio Evangelisti. Lo legge perché attratto dalla trama, presentata come una novità, qualcosa di sospeso tra il giallo, il fantasy, il noir, il drammatico. Più che sospeso, direi affogato!

Il lettore meno smaliziato potrebbe lasciarsi attrarre dalla copertina (?), che somiglia tanto a quella di un film horror di serie B, e dal titolo che, devo ammettere mio malgrado, suona accattivante. Come la maggior parte dei titoli da qualche anno a questa parte....nient'altro che 'rilucenti involucri pieni di pezzi di vecchi flipper' (per citare Doc Brown!)

Un modo per farsi beffa di chi a scrivere ci prova, aggrappandosi alle idee, rilettura, lavoro sullo stile, sul lessico, sui tempi narrativi, sulla coerenza, all'originalità, al messaggio?

Un modo per farsi beffa, forse, degli sceneggiatori di Dylan Dog, che vedono (immagino con disappunto) una delle loro storielle meno riuscite diventare un romanzo di successo? 

All'interno di questo romanzo c'è tutto e non c'è niente.
C'è tutto è un modo elegante per evitare il termine 'polpettone', che riaffiora con troppa prepotenza per poterlo ignorare: 

nella prima parte incontriamo le tematiche attuali, condite dal giusto grado di squallidume e volgarità portati a un eccesso irreale, forse solo per adattarsi agli odierni e tanto decantati standards di realismo;
poi le problematiche legate alla sindrome di Asperger, infarcite da descrizioni, spiegazioni e dettagli... il sospetto di un copia-incolla da Wikipedia è dietro l'angolo;
le scene da poliziesco, con tanto di marescialli, ispettori, scientifica, che sembrano non contare niente ai fini dell'indagine, ma essere messi lì solo per esigenze di 'copione'

Tutto si dissolve, non ha più alcuna importanza, nella seconda parte. 
Genitori, medici, giornali, ispettori.... tutto sparisce per lasciare il posto a Denny (forse l'unico personaggio in grado di suscitare un minimo di emozione), pillole, quadri, ratti, rye whiskey dappertutto (chissà perchè proprio il rye whiskey!), Alice e il nerconiglio! Tutto per arrivare a un finale stiracchiato, inutile, privo di qualunque senso logico, con uno stile serrato, da togliere il fiato, che, seppur validissimo pe alcune scene, non è sempre adatto nè sempre all'altezza e alla lunga stanca, stanca, stanca!

Perché il Divoratore torna a uccidere dopo tutto questo tempo? Cosa c'entra Marco, l'ultimo bambino ucciso? Che senso ha avuto la morte di Denny? L'incidente di Stefano? Che ruolo ha in fondo Pietro e la sua evoluzione nel racconto? 

Leggendo questo libro ho avuto l'impressione che l'autrice volesse dire: "vedete? conosco tutti gli stili, gli espedienti narrativi, le tecniche, le tematiche e i registri!"
Ma valeva davvero la pena usarli tutti insieme???????????? 

Decisamente no!